L’Xbox Game Pass è un servizio eccellente, che offre vagonate di videogiochi ad un prezzo stracciato: ma non è tutto oro ciò che luccica.
Dopo aver passato in compagnia dell’Xbox Game Pass quasi due anni ed aver approfittato principalmente delle uscite Microsoft, oltre che di qualche occasionale titolo che avevo voglia di recuperare da anni, ho deciso di staccare l’abbonamento finché non uscirà qualcosa che mi interessa davvero (Starfield o Hellblade). Il motivo che mi ha portato a prendere questa decisione è l’aver maturato l’idea che per la maggior parte del tempo non avrei utilizzato il servizio e che avrei dunque speso inutilmente la quota mensile.
Prima di essere attaccato dai fan boy, specifico che ritengo l’Xbox Game Pass il migliore servizio in abbonamento in circolazione. Non solo perché la scelta di titoli è talmente vasta da poter accontentare chiunque, ma perché offre la possibilità di conoscere titoli minori, indie che probabilmente avreste lasciato indietro per questioni di preferenza o di gestione del budget dedicato ai videogame. Inoltre, e questo è il più grande pregio di tutti, permette di giocate tutti i titoli Microsoft al day one senza costi aggiuntivi e alcuni di terze parti con cui il colosso di Redmond ha trovato un accordo di esclusiva temporale o di altro tipo.
Le note dolenti arrivano quando si supera una certa età e per ragioni di vario genere, lavorative e/o familiari, il tempo a disposizione del gaming si riduce drasticamente. E questo vale anche per chi di questa passione ha fatto un mestiere, visto che spesso si devono seguire le uscite mensili e si è obbligati a lasciare indietro ciò che si stava giocando per puro piacere. Sono mesi che penso di fare questo articolo d’opinione sul Game Pass, ma ho tentennato a lungo poiché temevo di essere scambiato con un fan boy Sony o Nintendo che vuole a tutti i costi denigrare la concorrenza. Poi questo pomeriggio mi sono imbattuto in un pezzo scritto da vecchio gamer come me su ‘Spazio Games‘ e mi sono convinto che la mia non era forse un’idea isolata.
In entrambe le situazioni ho provato una sorta di frustrazione, la prima generata dall’effetto catalogo che si prova quando c’è abbondanza di scelta ma nulla che ti interessi davvero che si prova anche quando si scorre il catalogo Netflix o Amazon Prime. La seconda generata dalla consapevolezza che quell’abbondanza è effimera e non la si può possedere. Il risultato è che nessuno potrà mai giocare tutti i titoli presenti sul Game Pass e che dunque quell’abbondanza tanto sbandierata è in un certo senso uno specchietto per le allodole.
La verità è che non abbiamo bisogno di un servizio in cui ci sono valanghe di titoli, ne basterebbe uno in cui c’è un ricambio mensile di 5-10 giochi selezionati e tutti meritevoli d’attenzione per avere da giocare in abbondanza. Ben venga in ogni caso che ci sia maggiore scelta e che tutti abbiano la possibilità di trovare qualcosa di nuovo o più datato che sia di proprio gradimento. Tuttavia sarebbe opportuno (e qui mi allaccio all’articolo di cui sopra) mettere ben in evidenza per quanto tempo un titolo sarà disponibile sul pass, evitando in questo modo agli utenti di dover correre per non vedere scappare via il gioco che gli interessa.
La mia considerazione finale è anche un’altra ed è probabilmente in controtendenza. A mio avviso e per mia esperienza, il Game Pass è un servizio indispensabile e rivoluzionario per un’utenza molto giovane o per chi ha un enorme quantitativo di tempo a disposizione. Per tutti gli altri può essere una piacevole e conveniente alternativa all’acquisto di un titolo che si vuole provare o acquistare.
Quest’ultima categoria farebbe bene ad attivare e disattivare l’abbonamento in base al periodo e alla possibilità concreta di giocare ad un titolo. Qualora non possa sapere quanto tempo ci vorrà per completare il videogioco o i videogiochi in questione, probabilmente farebbe prima ad attendere un cut price e acquistare la licenza o la copia fisica per non dover sentire l’obbligo di completare il videogame in un tempo dato.
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