Tomorrowland – Il Mondo di Domani è un film sul domani e fin qui non sembra esserci nulla di strano: è scritto persino nel titolo. Le cose iniziano a farsi interessanti, però, quando capiamo che Brad Bird ha intenzione di raccontarci la “storia del futuro”: com’era il futuro nel passato? Che ne è di lui nel presente?
[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto il film o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]
Due vite parallele, Frank e Casey: ricordo e rimpianto da una parte, speranza e possibilità di cambiare le cose dall’altra.
Due persone “speciali”, così le definisce Athena, un robot programmato per reclutare sognatori e che finisce per umanizzarsi diventando sognatrice lei stessa.
Frank era ragazzino negli anni ’60, quando il futuro era luminoso e attraente. Oggi è un uomo deluso: le sue illusioni sono andate in frantumi, prima fra tutte l’amore per la ragazza-robot che credeva umana. Casey è talmente ostinata da risultare irritante e poco credibile ma a Bird serviva un personaggio del genere per portare avanti la sua crociata. La realtà in cui Casey si trova a vivere metterebbe a dura prova la determinazione di chiunque: è il presente lacerato dai fallimenti del passato.
Persino la dimensione parallela, possibile alternativa a una Terra ormai arida, è decaduta: a governarla è un superbo Hugh Laurie ormai disinteressato al destino dell’umanità. La specie umana ha perso ogni chance di essere salvata: il pericolo di un disastro incombente non l’ha spaventata. Al governatore Nix sembra quasi, invece, che l’uomo si stia gettando con voluttà tra le braccia della morte.
Al centro del film c’è la paura primordiale dell’uomo di assistere, impotente, a una terribile apocalisse che spazzi via l’intero pianeta. Gli ingredienti sono sempre gli stessi: la Terra esausta, le menti brillanti – i “plus ultra” secondo Bird – alla ricerca di un Altrove utopistico, l’eroe chiamato a salvare l’umanità.
La prospettiva attraverso la quale il tema viene rivisitato, però, è originale e funziona: il pessimismo diventa l’arma più pericolosa e letale, l’ottimismo l’unica speranza di salvezza.
Ci sono due lupi in lotta tra loro: uno è oscuro, l’altro radioso. Chi vince?
– Quello che nutri.
È la storiella che il padre di Casey le raccontava quand’era bambina, leitmotiv della pellicola disneyana che non tradisce lo spirito di papà Walt: la protesta è chiaramente indirizzata al bombardamento di negatività proveniente dai media, dalla scuola, dalle famiglie. È un invito a realizzare un mondo diverso, un mondo possibile, a non arrendersi. La scena finale è emozionante se si accetta la semplicità del messaggio: sognatori presi da tutto il mondo, sorpresi mentre provavano un nuovo pezzo o disegnavano un nuovo ritratto, si ritrovano tutti insieme in una vasta prateria che rappresenta lo sconfinato mare di possibilità che si apre all’uomo che decide di mettersi in gioco.
Tomorrowland è un racconto per l’infanzia che parla anche agli adulti, è il manifesto dell’ideologia disneyana: in un mondo che sembra accorgersi soltanto di ciò che è marcio o in decomposizione, la Walt Disney è ancora quell’instancabile sognatore alla ricerca della magia e della bellezza. Soltanto inseguendole, ammonisce Tomorrowland, è possibile andare verso un futuro migliore.