Avevo concluso il precedente articolo sostenendo che i vampiri non hanno niente a che fare con il dark fantasy, nonostante quanto sostenuto da alcuni ‘classificatori’ selvaggi e accaniti che inseriscono mastodonti della narrativa mondiale, come Anne Rice, all’interno del genere.
In un dark fantasy può certo apparire un vampiro, o un personaggio con caratteristiche simili a quelle di un vampiro, ma una storia totalmente incentrata su questa classe di personaggi non appartiene al genere. I romanzi sui vampiri nascono infatti come costola dell’horror ed è quello il loro campo.
Può essere un horror becero e spaccacostole o uno ricco di riflessioni e contenuti, ossia ciò che ha reso la Rice così amata e venduta, ma tant’è. Da’ un senso all’orrore, fa’ ragionare il lettore, cerca di capire che non ha bisogno di essere spaventato, ci pensa già il mondo a farlo: dagli un cattivo da amare! È stata la rivoluzione Copernicana più significativa nell’horror negli ultimi decenni e non c’è bisogno di scomodare il dark fantasy se non si desidera addentrarsi in classificazioni senza scrupoli tra generi, sottogeneri e sotto-sottogeneri imparentati alla lontana con sottogeneri di terzo grado.
Quello che potremmo definire ‘il romanzo vampiresco’, nel suo complesso, abbraccia infatti tutto ciò che va dai capolavori del gothic a quella sorta di harmony riusciti male che vanno tanto di moda oggigiorno tra i giovini; per intenderci, quelli dove il vampiro luccicoso va alle superiori e rimorchia come un licantropo.
È un genere a se stante e più vasto delle apparenze, tanto da aprirsi esso stesso a quei fenomeni noiosi, inutili e il cui unico scopo è quello di confondere il consumatore, definiti ‘sottogeneri’. Vedrete da voi che tra la saga di Twilight e i romanzi di Anne Rice, per usare un eufemismo, c’è un certo margine di differenza in quanto a quello che amo definire ‘spessore della narrazione’.
Ammettere che la Rice sia dark fantasy e, di conseguenza, ammettere che il dark fantasy sia un sottogenere dell’horror, porta a delle estreme supercazzole come quella esposta alla voce ‘dark fantasy’ di Wikipedia: ‘(…)Per esempio, una storia su una mummia o su un vampiro che esce dalla tomba sarebbe descritta molto probabilmente all’interno della letteratura dark fantasy, mentre una storia su un assassino è più semplicemente horror. Per questo c’è una notevole somiglianza tra “dark fantasy” e “Fantasy contemporaneo”. ’
Ora, gli stessi autori, qui, hanno utilizzato la poco felice combo ‘condizionale’ più avverbio ‘probabilmente’, come per sottolineare il loro potenziale disaccordo con le loro stesse affermazioni, il che va sicuramente a favore della loro onestà intellettuale. In realtà la questione è semplice: già Dracula, il vampiro storico della letteratura moderna occidentale che, secondo wikipedia, ‘esce dalla tomba’ era fortemente umanizzato. Quindi il buon vecchio Bram Stoker dovrebbe aver scritto, a sua totale insaputa, un dark fantasy? Spero che qualcuno abbia avvertito anche Stephen King per il suo ‘Salem’s lot’.
Sulle mummie non infieriamo
Il dark fantasy, come dovrebbe suggerire il nome, non è un connubio tra horror e fantasy, altrimenti sarebbe stato semplicemente chiamato ‘horror fantasy’. È una discesa del fantasy nei baratri di tematiche esistenziali, spesso attuali, dov’è presente l’umanizzazione del cattivo di turno e dove il muro tra bene e male è stato abbattuto, anzi, dove i personaggi ridono appena sentono parlare di bene e male, ricordandovi che il mondo vero non funziona così.
Esistono le fonti, gli articoli tratti dalle fonti e gli articoli tratti da altri articoli. Nel dubbio, leggete i libri e fatevi un’idea tutta vostra. Chiudete le opinioni personali degli altri, compresa la presente, fuori dalla porta. Al massimo chiedete agli autori stessi.
Scoprirete un mondo bellissimo e vi godrete il libro per quello che è, senza qualche spocchioso classificatore che tenta di spiegarvi cosa state leggendo come se foste dei cretini.
Walt Popester.
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