Sony ha attaccato Microsoft per l’acquisizione di Activision e l’azienda Americana si è difesa sostenendo che la principale concorrente sta facendo lo stesso: chi ha ragione? Entrambe.
Negli ultimi giorni l’inchiesta della commissione antitrust brasiliana sull’acquisizione di Activision da parte di Microsoft ha catalizzato l’attenzione di media e pubblico. In parte perché siamo d’estate e non ci sono uscite di rilievo delle quali parlare, in parte perché la console war si è tramutata in live service war.
La verità è che Microsoft ha capito già da tempo che non avrebbe potuto rivaleggiare con Sony e nemmeno con Nintendo giocando nello stesso modo. Per circa 20 anni l’azienda americana ha cercato di imporre i propri brand, sviluppare videogame proprietari, acquistare esclusive console o temporali per attrarre il pubblico. La cosa gli è riuscita in parte, per un semplice motivo: Sony e Nintendo erano (e probabilmente lo sono ancora) più brave a costruire e scegliere le ip da lanciare ed anche a pubblicizzarle.
Con una politica di mercato tradizionale, dunque, Microsoft non avrebbe mai raggiunto la concorrenza e dopo il flop di Xbox One non avrebbe potuto ricucire il gap con Sony nemmeno con 10, 20 acquisizioni di minor peso. La verità è che per creare nuove ip da zero ci vogliono anni e nel frattempo il gap si sarebbe ulteriormente allargato. La dimostrazione è nella line-up Microsoft di questi primi due anni.
Microsoft, la politica aggressiva un azzardo per invertire i ruoli nel mercato videoludico
Ad oggi le uniche esclusive uscite su Xbox Series X|S, infatti, sono Halo Infinite e Forza Horizon 5. Insomma nonostante l’azienda americana avesse acquistato negli anni precedenti alla nona generazione 9 team di sviluppo, tra cui Obsidian, Ninja Theory, Inxile e Playground Games e avesse mostrato i loro progetti futuri in fase di presentazione della generazione, i tempi necessari per vedere i frutti erano più lunghi del previsto.
Il rischio era di veder scappare la concorrenza, arrivata più pronta ai nastri di partenza della generazione in corso. Tant’è vero che dei progetti dei team interni appena citati non se ne sa nulla e con ogni probabilità non se ne vedrà traccia fino al 2024. Appare chiaro che la decisione di puntare tutto su Xbox Game Pass più che una scelta sia stata un obbligo. Ma affinché tale strategia avesse successo, bisognava attuare una politica aggressiva e così è stato: giochi al day one inseriti nel servizio e acquisizioni di interi producer (Bethesda e Activision).
Xbox Game Pass ha cambiato il mercato, Sony insegue con il Playstation Plus
Proprio l’acquisizione di due colossi del mercato videoludico ha permesso a Microsoft di imporsi mediaticamente tra i videogiocatori e di diventare non solo un’avversaria credibile di Sony, ma anche l’azienda al momento in vantaggio in questa generazione. Logico che Sony stia tentando di limitare i danni acquisendo a sua volta team di sviluppo e creando un proprio servizio in abbonamento per contrastare Microsoft, com’è logico che provi ad impedire l’acquisizione di Activision testimoniando contro la concorrenza nell’inchiesta.
Non mente Sony quando dice che COD è uno dei pochi brand in grado di spostare l’utenza da una console ad un’altra e che l’eventuale esclusività degli Fps di Activision si tradurrebbe in un danno per le concorrenti di Microsoft. Non mente nemmeno Microsoft quando dice che le esclusive Sony hanno un impatto importante sul mercato e fanno più o meno la stessa cosa di COD, tuttavia l’unico brand assimilabile per importanza e seguito potrebbe essere Spider-Man ed è un titolo che ha un impatto minore di quello dell’fps di Activision.
La querelle tra le due big non va presa come una lotta tra buoni o cattivi, ma come una guerra tra concorrenti. Microsoft non ha aperto al lancio dei giochi al day one perché magnanima, ma per avere un vantaggio sulla concorrenza e cercare di imporsi come leader del settore nel corso dei prossimi anni.
Sony si è già dovuta adeguare cambiando il Playstation Plus, ma ancora non ha ceduto alla concessione dei giochi al day one. Il fatto è che anche così, sempre più videogiocatori saranno tentati di attendere qualche mese e giocarsi la nuova ip sul Plus, piuttosto che spendere 80 euro per avere il gioco subito.
Xbox Game Pass ha cambiato radicalmente il mercato: non si torna più indietro
La verità è che la mossa aggressiva, l’ultimo pesante attacco di Microsoft alla leadership di Sony nel mercato videoludico, non solo ha effettivamente permesso all’azienda americana di recuperare terreno, ma l’ha messa in una posizione di vantaggio al punto da modificare il mercato videoludico stesso.
Lo strapotere economico dell’azienda di Redmond gli permette di avere un enorme vantaggio in questa nuova battaglia per il controllo del mercato. Al momento le esclusive hanno sì un peso specifico, ma in maniera diversa dal passato. Adesso ciò che ha maggiore importanza è il servizio stesso, la quantità ed il blasone dei titoli che contiene al suo interno.
Insomma Xbox è diventato sinonimo del primo Netflix per videogiochi e come il servizio streaming dedicato a film e serie tv sta facendo da apripista per una nuova era del mercato. In tale prospettiva le console sono un concetto superato ed infatti Microsoft punta ad espandersi sul mercato mobile e su quello delle smart tv per aumentare il numero di abbonati. Solo in questo modo, infatti, produrre dalle 6 alle 10 esclusive l’anno e proporre qualcosa di esclusivo (giochi third party) ogni mese senza venderlo potrà diventare non solo sostenibile, ma profittevole.