Gran Turismo 7 è riuscito in un miracolo, coniugare tradizione a innovazione e si pone come metro di paragone per i giochi di corse.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che Gran Turismo ha cambiato per sempre l’esperienza dei videogiochi di corse automobilistiche. I primi due capitoli hanno avuto un’importanza seminale per il genere, sia per tipologia di gameplay che per completezza del parco macchine a disposizione. In precedenza c’erano infatti ottimi titoli arcade, ma nulla di realmente simulativo, nemmeno i giochi dedicati alla Formula 1 e Rally.
Con il passare del tempo questa unicità, come detto, è stata imitata dagli altri corsistici, sono usciti videogame di Formula 1 veramente complessi e simulativi, così come titoli di Rally e Moto Gp. Al titolo di Poliphony Digital era rimasto il primato di unico simulatore enciclopedico, ovvero comprensivo di tutte le discipline automobilistiche e di tutti le tipologie di auto.
L’aspetto che maggiormente colpì il pubblico fu proprio quello dei danni alle vetture. Questa feature, allora innovativa, dava un senso di maggiore realismo, ma il punto di forza del titolo Microsoft in realtà era proprio il modello di guida, il gameplay. Poliphony ha cercato di imitare la concorrenza, ma col passare del tempo ha deciso di seguire un’altra strada: la ricerca del realismo è stata portata avanti nella fedeltà delle auto, del loro comportamento in pista in base alle caratteristiche della vettura, alla tipologia di tracciato, e dell’asfalto.
Il primo reale passo avanti è stato fatto con Gran Turismo Sport, un titolo only online che è stato aspramente criticato ma che in realtà ha offerto un’esperienza di guida molto più vicina a quella del mondo delle corse rispetto a qualunque altro titolo. Oltre al consueto studio del tracciato, al lavoro da effettuare sulla vettura per ottenere prestazioni migliori, è stata introdotta la componente strategica con la gestione della benzina, delle gomme e dei pit stop.
Superata la fase di preparazione, dunque, il gioco ti invitava, negli eventi online ma anche nelle prove in singolo finali, a preparare un gran premio in modo realistico, a partire dalle prove, per finire con la strategia di gara senza la quale era impossibile vincere. Per quanto potessi essere bravo in pista, il deterioramento dei pneumatici e un errato carico di benzina avrebbe irrimediabilmente compromesso l’esito della gara, non permettendoti di vincere.
Insomma non si vuole alimentare la console war e non sarebbe possibile farlo, perché Forza Horizon 5, titolo bellissimo, è molto differente dal punto di vista concettuale, mentre il prossimo Forza Motorsport non è ancora uscito e per il momento non ha nemmeno una finestra di lancio. Insomma l’unico possibile avversario sarebbe al momento il bellissimo Assetto Corsa, ma anche in questo caso ci troviamo su un campo differente: il titolo italiano offre forse l’esperienza simulativa più fedele sul mercato, ma non lo stesso feeling e coinvolgimento di un Gran Turismo.
In questo ultimo capitolo della storica saga è stato migliorato il sistema di guida, e il dual sense aiuta ad avere una maggiore immersione mentre si gioca. Il gameplay è stato affinato pur rimanendo fedele a quello classico, il comportamento delle auto è realistico in ogni situazione, si sente la forza di gravità, lo slittamento in accelerazione, il sovrasterzo ed il sottosterzo quando di forzano frenata e ingresso in curva.
Per vincere una gara in Gran Turismo non solo bisogna essere impeccabili nelle scelte di curva in curva, ma bisogna provare a spostare costantemente il limite senza oltrepassarlo. Una sensazione che è difficile da spiegare a chi non ha provato il gioco, ma che si avvicina moltissimo a quella delle vere competizioni.
La vera esperienza di guida, però, l’ho avuta con la Nissan, un’auto da corsa contro altre auto della stessa tipologia. Dopo i primi tre giri mi trovo secondo ed ho davanti un’auto del mio stesso modello. Nelle paraboliche guadagno molto terreno e mi trovo sempre abbastanza vicino da provare un sorpasso quando c’è una staccata. I primi tentativi vanno a vuoto perché l’avversario frena tardi e non c’è spazio per passare.
Al penultimo giro, dopo alcuni tentativi vani, perdo terreno e sul traguardo mi trovo distante. La cosa non mi preoccupa perché so che nella prima parabolica guadagnerò terreno grazie alla scia e comincio a tirare al massimo l’auto. Alla prima staccata provo un’infilata all’interno, passo, ma in uscita lui è più veloce e mi infila a sua volta. Alla seconda staccata mi faccio vedere all’interno, so che non c’è spazio e mi rimetto in coda.
A quel punto mancano tre curve, una lenta, e due molto veloci. In quella lenta non c’è modo di passare (la frenata precedente ha creato un pizzico di distacco), dunque la faccio in modo da poter tenere la scia per poi sfruttarla all’uscita della curva finale. Sulla seconda curva veloce (la seconda parabolica), cambio traiettoria (entro pinzato e taglio per accelerare prima e uscire più veloce). La manovra è azzardata e può concludersi in due modi: muretto o sorpasso sul traguardo. Le traiettorie si incrociano e per poco non ci tocchiamo ma non succede e alla fine il maggiore slancio mi permette di vincere di un soffio.
Il racconto – spero non troppo noioso – serve a fare capire perché dopo ieri ritengo che Gran Turismo 7 sia davvero il Real Driving Simulator, definizione che da sempre accompagna il videogioco. Non si tratta solo di aspetti tecnici e poco importa se non c’è il danno sui veicoli se poi le emozioni pad alla mano sono queste. Il modello di gioco è sempre stato nelle intenzioni quello che ho appena descritto, ma la assoluta precisione che ci vuole adesso, il comportamento fedelissimo delle auto, il modo in cui si imbizzarriscono dopo una manovra azzardata, il suono dei motori, tutto contribuisce a dare la sensazione di essere all’interno di una gara.
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