Sony Playstation è stata citata in giudizio con l’accusa di furto ai danni dei consumatori: cosa accade e cosa avrebbe fatto la compagnia.
L’estate videoludica è cominciata all’insegna della delusione. Durante le conferenze del periodo, infatti, sono stati presentati pochi giochi degni di nota e sono stati confermati i rinvii di quelli annunciati in precedenza. La delusione principale ha riguardato Starfield e Zelda, ma anche lo spostamento di giochi potenzialmente interessanti come Redfall, Hogwarts Legacy, Forspoken e Stalkers hanno amareggiato il pubblico videoludico e confermato che questa generazione di console sta stentando a decollare.
In attesa di capire cosa verrà annunciato durante le fiere di Colonia e Tokyo e di sapere se Sony ha intenzione di presentare e annunciare altro materiale in uno State of Play, il pubblico videoludico si è sorbito le scaramucce tra Sony e Microsoft riguardo l’acquisizione di Activision. La compagnia giapponese accusa quella americana di voler costituire un monopolio e danneggiare la concorrenza leale, mentre la casa di Redmond risponde che Sony vorrebbe fare lo stesso e l’accusa di voler mantenere alto il prezzo dei giochi sul mercato.
Sulla questione c’è poco da dire, la compagnia di Tokyo ha ragione nel dire che Microsoft si sta comprando il favore del mercato, ma è da dimostrare che lo stia facendo violando delle leggi. Ragione ha l’azienda di Redmond quando sostiene che l’avversaria non vuole perdere la leadership del mercato. Di tutto ciò, in ogni caso, poco importa ai giocatori, i quali vogliono solo che i giochi escano e sono per nulla o quasi interessati a chi ha comprato cosa.
Sony citata in giudizio: ha derubato milioni di utenti?
Nel mezzo del nulla cosmico per quanto riguarda le uscite e le notizie su nuovi videogame che caratterizza da sempre il mese di agosto, in queste ore è giunta notizia che in UK è partita una class action ai danni di Sony, l’ennesima di questo 2022. In questo caso l’azienda proprietaria di Playstation è accusata di aver derubato milioni di utenti sfruttando la propria posizione di vantaggio sul mercato per mantenere alti i prezzi dei videogame sul proprio store digitale.
Stando a quanto scritto nella citazione in giudizio presentata da Alex Neil al Competition Appeal Tribunal, Sony avrebbe impedito alle terze parti di abbassare i prezzi dei giochi chiedendo loro una commissione del 30% per ogni titolo venduto sul proprio store digitale. L’uomo ha quindi aggiunto: “Quella dei videogiochi è attualmente la più grande industria dell’intrattenimento nel Regno Unito, davanti a TV, cinema e musica. Molte persone vulnerabili fanno affidamento sui videogiochi per creare delle comunità e collegarsi ad altre persone. Milioni di persone che non possono permetterselo stanno pagando per le azioni di Sony, in particolare ora che siamo nel mezzo di una enorme crisi del costo della vita e le tasche dei consumatori vengono strizzate come mai prima d’ora”.
L’accusa può essere sottoscritta da chiunque abbia acquisito videogame sullo store Sony dall’agosto del 2016 ad oggi. Tuttavia la class action appare priva di basi solide. La commissione del 30% è uno standard utilizzato da tutti gli attori di mercato e non solo da Sony, la applicano agli acquisti anche Steam, Microsoft, App Store e Google Play. Tutte le compagnie dunque dovrebbero risarcire gli utenti per aver tratto profitto dagli acquisti sulle proprie piattaforme? Qualora il tribunale dovesse decidere in tal senso, si aprirebbe un clamoroso precedente. Anche perché la stima del risarcimento richiesto sarebbe di 5 miliardi di sterline.