Il dark fantasy è la risposta alla domanda, non solo commerciale, di chi concepisce il fantasy non come la sterile, ennesima accozzaglia di nani, elfi e paladini, fiere di paese e castelli ‘piuttosto massicci’ (cit.) ma come riflessione esistenziale sulla vita, amore per lo schifo, schifo per la realtà delle cose. Nasce per applicare ai mondi inventati gli stessi principi e le stesse regole del mondo reale, anche nelle sue componenti più turpi. In un dark fantasy degno di questo nome, ad esempio, non vedrete mai una battaglia dove le armature rimangono scintillanti per tutta la loro durata, dove i cavalieri danzano piuttosto che pugnare, dove quasi non vi è traccia di sangue. Paradossalmente, in un dark fantasy vi capiterà di trovare più ‘medievo-quello vero’ che in un high fantasy: i martelli da guerra sembrano arrivarvi dritti in volto, vi schiacciano il cranio mischiandovi i connotati e sarà difficile togliervi l’armatura alla fine di uno scontro, a causa delle ammaccature che si sono infilate nella carne viva. Troverete che la guerra è, come era nella realtà, come è tutt’oggi, una poco elegante questione di brutale macelleria.
Non è semplice horror, come molti sostengono: è realismo, è amore per il vero, e questo principio si applica in tempi di pace così come in tempi di guerra: basta coi garzoni di bottega che ‘vanno a comprare la carne per il drago appena uscito dall’uovo’ (cit.). Carne. Garzoni. Medioevo? Nel dark fantasy c’è la fame vera, la miseria vera, le malattie vere, i bubboni sozzi e infetti veri. Questo rende estremamente più facile simpatizzare coi personaggi, che non sono mai buoni o cattivi, ma cercano sempre una propria personale strada oltre il bene e il male, o meglio nonostante il bene e il male, verso la vendetta, la realizzazione personale o la morte.
Il realismo viene portato spesso all’estremo, ossia quanto più vicino possibile alla realtà, o le realtà, anche quelle disturbanti o politicamente scorrette. Brent Weeks, maestro della ‘Night Angel Trilogy’ ci insegna che in una gang di strada di un romanzo fantasy, così come in una vera di Brasilia o Bangkok, la violenza, anche sessuale, rischia di essere impiegata come mezzo per mantenere la disciplina.
Sapkowski, invece, ci insegna che una maga può avere tendenze lesbiche. Il dark fantasy è il mondo reale proiettato in quello fittizio, senza censure e pregiudizi. È estremamente attuale, lì dove l’high o l’epic fantasy (per quelli che odiano le classificazioni come me, potremmo dire, il ‘fantasy classico’), tendono a non trovare nuovi argomenti, campare inevitabilmente di rendita, dando la sbagliata, oserei dire blasfema, impressione che il fantasy sia ormai una vena d’oro esaurita, mentre Martin, piaccia o non piaccia, o X, sicuramente ci insegna che la domanda per il genere è ancora alta, altissima, mentre è l’offerta che dovrebbe semplicemente adeguarsi.
Quindi per chi è il dark fantasy: se amate la vita e ciò che la rende bella, ossia la verità, se odiate le messe in scena, la gente falsa, gli adulatori, se durante un viaggio non vi fiondate sulle bancarelle di souvenir ma vi mettete alla ricerca di panorami mozzafiato dove staccare la spina, se amate le persone per i loro difetti, se non rinunciate mai a dire ‘ti voglio bene’ a chi amate per la paura che un giorno non possiate più dirglielo, se bevete ma non siete alcolizzati, se non siete mai scontati, prevedibili, in breve, se amate profondamente l’esistenza ma vi fa semplicemente schifo il mondo in cui vivete, allora leggetevi un bel dark fantasy.
Non necessariamente per chi legge fantasy.
Con i prossimi articoli affronteremo più nel dettaglio gli autori citati, e altri, affrontando temi spigolosi come, ‘ma i vampiri, sono dark fantasy?’.
Saprete la risposta…
subito: no.
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