Tra il 1931 e il 1948 la casa cinematografica Universal Pictures ha prodotto una vera saga di mostri (i Mostri della Universal). La serie, composta da sette film, ha visto l’attore canadese Boris Karloff interpretare il ruolo del mostro in quasi tutti i lungometraggi, tranne nell’ultimo film, dove interpreta invece il ruolo dello scienziato.
Frankenstein del 1931, diretto da James Whale, è la pellicola che ha reso popolare la storia di Mary Shelley, da cui il film è tratto (insieme all’adattamento teatrale Frankenstein: an Adventure in the Macabre di Peggy Webling del 1927).
[…] Nel suo laboratorio tra le montagne svizzere, all’inizio dell’Ottocento, il medico barone Henry Frankenstein riesce a creare un essere vivente, mettendo insieme pezzi di cadaveri umani, ma la “creatura”, sobillata da un servo, si ribella, fugge, compie involontariamente alcuni crimini. Braccato dagli abitanti del villaggio, si rifugia in un mulino al quale la folla dà fuoco.
Prodotto da Carl Laemmle Jr. per la Universal, il film cancella quasi completamente le tracce della mediazione teatrale grazie alla sceneggiatura e soprattutto alla regia inventiva e figurativamente raffinata dell’inglese J. Whale (1896-1957). Oltre a lasciare il suo segno sul copione (è sua l’idea del mulino), scelse il compatriota B. Karloff (1887-1969) per la parte del mostro e ne affidò il trucco a Jack Pierce (1889-1968). Il suo modo fluido di far muovere la cinepresa (fotografia di Arthur Edeson), insolito nel 1931, che valorizza le scenografie e i comportamenti dei personaggi e crea un’atmosfera di morbosa suggestione, impressionò il pubblico e sottrasse il film all’usura del tempo.
Le sequenze da citare sono numerose: i funerali d’apertura; la nascita della “creatura” con il suo motivo ascensionale; l’incontro con la bambina; la folla dei contadini con le fiaccole; l’incendio conclusivo. Come nel romanzo di M. Shelley, la colpa (il peccato) di Frankenstein non è di aver sfidato Dio nel creare la vita, ma nell’emularlo e nel competere con lui come padrone assoluto della “creatura”. Lo dimostra la delicata sequenza in cui nella camera dove il suo creatore l’ha rinchiuso penetra un raggio di sole, accolto dal “mostro” con un mezzo sorriso. Immediatamente Frankenstein gli toglie la luce, ossia, simbolicamente, ogni conoscenza che non venga da lui. Il vero crimine di Frankenstein è contro la società. […]
La moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein) è il sequel del Frankenstein del 1931, sempre diretto da James Whale.
Da Il Morandini:
Il barone Frankenstein, tormentato dall’idea di aver inventato un mostro, decide di partire con la moglie, ma il dr. Pretorius lo costringe a un altro esperimento: creare un essere di sesso femminile.
Quattro anni dopo il celebre Frankenstein (1931), la Universal decise di dargli un seguito. Il risultato è ottimo, secondo molti storici e critici, persino migliore del precedente per l’armonia tra i vari contributi: una sceneggiatura che accentua gli aspetti umani e patetici del “mostro”; la raffinata messinscena di J. Whale; la bellezza dei trucchi di Jack Pierce; gli effetti speciali di John Fulton; la bravura degli interpreti, compreso E. Thesiger che fa il malvagio Pretorius. Circola un’edizione di 75m senza il prologo con Byron e Mary Shelley e la scena in cui il mostro uccide il borgomastro. Rifatto 50 anni dopo come La sposa promessa. Seguito da Il figlio di Frankenstein.
Il figlio di Frankenstein (Son of Frankenstein) è il sequel di La moglie di Frankenstein, diretto dal regista Rowland V. Lee nel 1939
Da Wikipedia e Il Morandini:
Tra l’ostilità degli abitanti del villaggio, Wolf von Frankenstein riprende possesso, con la moglie Elsa e il figlioletto Peter, del castello in cui il padre Henry aveva generato il mostro, trovando poi la morte. L’unico amico di Wolf è l’ispettore Krogh.
Wolf fa presto conoscenza con Ygor, un pastore demente sopravvissuto all’impiccagione, che gli mostra che la creatura creata del padre non è andata distrutta durante l’esplosione del laboratorio (del film precedente) e Wolf pensa di ridarle la vita per dimostrare agli abitanti del villaggio che il padre aveva ragione.
Quando il Mostro torna in vita però, esso si dimostra di nuovo muto e con danno cerebrale e così Ygor decide di sfuttarlo per compiere una serie di omicidi al comando del Mostro, contro quelli che lo avevano impiccato. Wolf viene a saperlo e dopo aver lottato contro Ygor gli spara apparentemente uccidendolo, il Mostro però rapisce Peter.
Aiutato da Krogh, Wolf Frankenstein salva il figlio e sconfigge il Mostro, facendolo cadere in una fossa di zolfo fuso.
Terzo film della serie Universal. Il produttore-regista R.V. Lee non ha il talento visionario di James Whale, regista dei due precedenti, ma ne segue la scia con abilità, sfruttando al meglio i contributi tecnici. Vale più per le divagazioni che per la storia principale della “creatura”. Breve apparizione di Ward Bond. Seguito da The Ghost of Frankenstein, inedito in Italia.
Il terrore di Frankenstein (Ghost of Frankenstein, perciò è conosciuto in Italia anche come Il fantasma di Frankenstein), è il quarto film della serie dedicata al mostro, diretto da Erle C. Kenton.
La storia riprende da dove si era interrotta quella de Il figlio di Frankenstein. Ygor, miracolosamente sopravvissuto allo scontro precedente, ritrova il Mostro in una grotta, liberandolo dal blocco di zolfo dove era incastrato.
Ludwig, il secondogenito di Henry Frankenstein, decide quindi di riparare all’errore del padre e di dare alla creatura un nuovo cervello. L’idea è quella di utilizzare il cervello di Fritz, primo assistente del padre e ucciso dal mostro, ma Ygor si offre volontario per potersi unire alla creatura alla quale è legato. Lo scienziato si rifiuta, ma un suo collega vuole invece farlo, convinto anche dal diabolico Ygor.
Il cervello di Ygor viene così trasferito nel corpo del Mostro, e si rivela subito malvagio e inizia a commettere crimini e omicidi. Alla fine però, dopo essersi confrontato con Ludwing e Erik Ernst, il Mostro brucerà vivo nel laboratorio in fiamme.
Quarto film della serie Frankenstein della Universal e il primo con L. Chaney al posto di Boris Karloff. E uno dei peggiori, specialmente a causa di una sceneggiatura dissennata. Peccato: la compagnia degli attori è di prim’ordine. Seguito da Frankenstein contro l’uomo lupo.
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