La scrittrice di Harry Potter, J.K. Rowling, è stata minacciata di morte per alcune opinioni espresse sulle donne e sui transgender.
La fama di J.K. Rowling è diventata internazionale grazie alla saga di Harry Potter. I libri sono diventati un best seller prima ancora che uscisse la trasposizione cinematografica, ma quando i film sono usciti al cinema la popolarità di quegli scritti è divenuta tale da creare un seguito di appassionati paragonabile per estensione a quello degli scritti di Tolkien, se non addirittura superiore.
Se da un lato c’è dunque una folla di fan pronto ad idolatrare la scrittrice, da qualche tempo a questa parte c’è anche chi l’ha eretta a nemico pubblico numero uno. La scrittrice qualche tempo fa ha espresso un parere non proprio condiviso e politicamente corretto sulla comunità trans, sottolineando la differenza che rimane tra donne di nascita e donne che diventano tali dopo la transizione.
Trattandosi di persone che hanno vissuto traumi psicologici e vessazioni sociali importanti, sminuire il loro essere o peggio negarlo dopo la transizione è sbagliato. Nessuno può permettersi di decidere per qualcun altro cosa vuole essere né come si sente nell’ambito della sessualità. Ci vuole tatto e attenzione per tali tematiche ed esprimere un giudizio superficiale e affrettato è (ci perdoni la Rowling) frutto di chiusura mentale, nonché scarsa capacità di critica e giudizio.
Al di là della posizione espressa, non si deve cadere nell’errore di tramutare questo episodio nell’ennesima, becera e insignificante lotta web. In questi anni la Rowling è stata minacciata di morte in diverse occasioni e di recente è stata anche inserita in una canzone contro i transofobici. La canzone in questione è stata postata dall’utente Fandem e si sentono frasi come “As I Kill TERfs”(Come uccido gli odiatori dei trans) e “JK I Hope you fit in a hearsese” (JK spero tu finisca in un carro funebre).
Alzare il livello di scontro dialettico fino a questo punto è inutile e stupido. La stessa scrittrice ha taggato il tweet per rispondere direttamente a questa provocazione con un’altra: “Temo di non poter dare un’occasione a tutti coloro che promettono di uccidermi – siete così tanti, e io sono una donna impegnata – ma questo merita una menzione per l’atmosfera da rave anni ’90, @TrustFundOzu“.
Decisamente infastidito dal tenore del post è stato anche l’attore britannico James Dreyfuss, il quale ha chiesto la rimozione del tweet, ma si è visto rispondere che la canzone non violava le policy di sicurezza del social network. Al che, pubblicando la risposta di Twitter, l’attore ha scritto con tono sarcastico: “Così minacciare di morte si può fare, mentre non si può dire che ‘le donne sono donne'”.
Sarebbe opportuno abbassare il tono dello scontro, evitare che si risponda all’odio subito (non nel caso della Rowling, s’intenda) con altro odio. La catena di odio va spezzata e non alimentata, poiché si corre il rischio di commettere gli stessi errori contro i quali si sta lottando. Solo in questo modo non si dà l’occasione a chi contesta la lotta della comunità LGBTQ di appigliarsi a qualcosa per screditare un movimento pacifico e sacrosanto per dei diritti che al giorno d’oggi non si possono né si devono più negare.
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