Le microtransazioni all’interno dei videogiochi hanno sollevato l’attenzione dei politici: presto una legge per regolamentare i videogame?
Il mondo dei videogame è in espansione costante da 40 anni e nel corso di queste decadi i videogiochi sono finiti spesso al centro dell’attenzione mediatica. Nella maggior parte dei casi ad attirare l’attenzione del mondo sul videogiochi sono state le polemiche sterili riguardanti la possibile influenza negativa che questi potrebbero avere sulla mente di chi vi passa del tempo.
Il tema in realtà può essere importante, poiché in effetti, come per ogni attività che assorbe molto tempo, potrebbe diventare controproducente per alcuni. Il problema è che quando se ne parla in televisione o sui quotidiani generalisti, si tende a parlare per assoluti condannando in toto il mondo dei videogame e cercando di stigmatizzarlo, facendo credere a chi non lo conosce che videogame è uguale droga o videogame è uguale alienazione sociale.
Il fenomeno non è certo nuovo, visto (come viene anche mostrato in Stranger Things per il caso di Dangeons and Dragons) in passato anche altri giochi sono stati stigmatizzati poiché poco conosciuti. Uno dei videogame maggiormente bersagliati è stato negli anni GTA, ma è toccato nel tempo anche a Carmageddon, a Call of Duty e a Fortnite. Sappiamo però che non è il videogioco in sé il problema, così come non lo sono i film violenti o qualsiasi altra forma d’arte. Inoltre i videogiochi sono sottoposti ad un rigido protocollo di classificazione, che se seguito mette al sicuro i minori da problematiche.
Governo olandese contro le microtransazioni: proposta di legge per regolamentarle
In queste ore si è tornati a parlare di videogame in ambito politico, ma per un aspetto diverso e che merita effettivamente attenzione. Chi è appassionato di questo mondo sa infatti che ormai esistono varie forme di commercializzazione dei videogame e che il mercato si sta riempendo di free-to-play, ovvero di videogiochi che si può giocare gratuitamente.
In questo caso i creatori puntano tutto sugli acquisti in game. Ci sono giochi in cui sono acquistabili ad esempio le skin per le armi o per i personaggi (oggetti cosmetici che non aumentano o cambiano il valore del personaggio), come ad esempio in Fortnite, ma ci sono anche videogame che hanno un sistema di monetizzazione che potrebbe portare alla dipendenza. Un esempio è quello delle loot-boxes (i pacchetti di giocatori di FIFA Ultimate Team, ad esempio), un altro sono i pay-to-win, ovvero quei videogiochi che non permettono di competere (realmente) online senza che il giocatore compri quel pacchetto di potenziamenti che gli permette di salire di livello o di avere l’arma più performante.
Proprio il sistema delle microtransazioni in game è ciò che ha spinto alcuni politici olandesi a presentare una proposta di legge per regolamentare questo fenomeno. La proposta di legge è rivolta alla tutela dei bambini, i quali potrebbero essere incapaci di comprendere che si tratta di un inganno per far spendere denaro e potrebbero diventarne dipendenti. Nella mozione presentata alla camera infatti si legge:
“La Camera, preso atto che i bambini nei videogiochi sono manipolati per acquistare microtransazioni e che le cosiddette casse premio sono una forma di gioco d’azzardo; preso atto che queste transazioni creano dipendenza e possono imporre costi inattesi, dagli effetti distruttivi; preso atto che le associazioni dei consumatori di diciotto paesi europei hanno chiesto la regolamentazione delle casse premio; preso atto che in Belgio le casse premio sono vietate; chiede al gabinetto di indagare sulla possibilità di bandire le casse premio anche anche nei Paesi Bassi e, ove necessario, di cambiare la legge”.