Il modo di approcciarsi ai giochi di ruolo negli ultimi anni è, inevitabilmente, cambiato. La causa è dell’emergenza sanitaria che tutto il mondo si è trovato a dover affrontare.
Di conseguenza, gli appassionati del genere si sono ingegnati per perseguire il proprio hobby, cercando di sopperire l’impossibilità di incontrarsi con gli amici attorno ad un tavolo, nel caso di giochi da tavolo, o in determinate città per raduni particolari, nel caso del gioco di ruolo dal vivo.
Se, invece, non si è particolarmente esperti del settore, è possibile trovare spiegazioni generiche sui giochi di ruolo QUI.
Ora che la modalità di gioco di questi tre particolari settori dei GdR è più chiara, ci si potrebbe chiedere come, effettivamente, il lockdown abbia contribuito alla trasformazione del metodo di approccio ad essi.
Per quanto riguarda il PbC, o PbF, il sistema di gioco è rimasto invariato, trattandosi, appunto, di un genere di ruolistica che nasce già in digitale ed esclude il contatto fisico, a priori.
I LARP, al contrario, trattandosi di uno stile di gioco prettamente dal vivo, sono stati colpiti duramente dalla pandemia. Durante il periodo del lockdown, infatti, i giocatori si sono trovati impossibilitati a svagarsi in questo tipo di attività, essendoci comitive di almeno 20-30 persone per evento.
Dato lo stato di emergenza sanitaria, incontrarsi in gruppi così grandi è risultato impossibile. Ne consegue, quindi, che i LARP hanno avuto un periodo di totale sospensione. Durante questo lasso di tempo, gli organizzatori hanno, così, avuto modo di studiare nuovi progetti, in prospettiva della ripresa delle attività.
Più complessa, e differente, è la situazione che concerne gli RpG. Questi ultimi, infatti, sono stati fortemente influenzati dai vincoli imposti per la tutela della salute, anche se non drasticamente quanto i LARP.
I giocatori di RpG da tavolo, che fino ad allora si incontravano personalmente per giocare, hanno iniziato, così, a cercare una soluzione che gli permettesse di continuare. Quella situazione, vissuta, anche pre-pandemia, da persone che non avevano vicino compagni con cui giocare, è diventata una realtà comune a tutti.
Così, nel 2020, si assiste ad una progressiva diffusione di gruppi, vecchi o nuovi, che hanno trasferito le proprie avventure dal tavolo alle piattaforme virtuali. Con l’ausilio di strumenti e programmi di comunicazione digitali, sempre più giocatori si sono organizzati per svolgere online i loro incontri.
L’utilizzo di piattaforme di comunicazione telematiche, come Discord o Skype, è cresciuto esponenzialmente. Le compagnie virtuali hanno trovato aiuto, per il loro scopo, anche tramite siti appositi, creati ed ottimizzati per un’esperienza di gioco che si avvicinasse il più possibile alla realtà. Tra i più famosi, troviamo “Roll20” e “Fantasy Grounds Unity“.
Ovviamente questo cambiamento, che si distacca dalle classiche abitudini, non ha suscitato le stesse reazioni in tutti gli appassionati del gioco di ruolo.
Per comprendere meglio l’effetto che questo evento ha avuto sui giocatori, è stato chiesto, ad un ampio campione di intervistati, le impressioni che hanno avuto riguardo questa trasformazione dello stile di gioco.
“Il modo di rapportarsi era diverso rispetto al gioco in presenza, e di conseguenza erano leggermente diverse anche alcune dinamiche del gioco stesso.”
“(…) Le dinamiche erano diverse, a livello relazionale: noi abbiamo sempre giocato per divertirci, quindi eravamo abituati a fare molto chiasso durante le partite in presenza. Giocando in chat vocale, è necessario parlare uno alla volta e limitare i toni. Di conseguenza, la parte “recitata” di alcune scene caotiche si è parecchio persa, e, quindi, il gioco stesso è risultato più “morto” al di fuori delle battaglie.”
“Io preferisco giocare di persona. Vedere le espressioni altrui, tirare fisicamente il dado, interpretare anche con il corpo, è sicuramente più bello ed emozionante. Online, però, si perde meno tempo e, sicuramente, si ha una visione della mappa più chiara. Dipende un po’ da che tipo di gioco si vuole fare.”
“Altri ragazzi, con cui ho iniziato a giocare durante la pandemia, si sono ambientati quasi subito; (…) all’inizio siamo stati un po’ lenti, però alla fine ci siamo abituati.”
“Esperienza generalmente buona, con picchi di ottimo per le persone conosciute, oltre che le migliori esperienze di gioco da vent’anni a questa parte. (…) Oggi potrei giocare in presenza, ma non ce la faccio, è proprio cambiato qualcosa. Il lockdown mi ha lasciato un’ansia, non giustificabile, sul trovarsi con tanta gente.”
Oltre al metodo di approccio al gioco, infatti, è cambiata anche la tempistica delle sessioni. Solitamente, infatti, i giocatori concordano un giorno di “ritrovo” per dedicarsi all’attività del GdR, con cadenza più o meno stabile.
Ecco come, durante la pandemia, anche questo aspetto è cambiato:
“La cadenza di gioco pre-covid era di una volta a settimana; durante il lockdown eravamo arrivati a 2 volte la settimana, sempre se tutti erano disponibili e se il master riusciva a organizzare la campagna. Le sessioni duravano più o meno lo stesso tempo. Su Discord avevamo un canale apposito.”
“Le sessioni durante la pandemia sono oggettivamente aumentate. Specialmente durante il lockdown, eravamo tutti chiusi in casa. Dalle 10 di sera in poi non si poteva uscire, quindi mi sono ritrovato ragazzino, perché abbiamo iniziato a giocare molte più sere a settimana.”
Oltre ai metodi autonomi dei giocatori nell’affrontare la situazione, anche gli editori dei giochi di ruolo cartacei hanno preso le loro iniziative.
Alcuni giocatori, infatti, hanno creato, sempre tramite piattaforme online, come Discord, delle vere e proprie community di persone che cercavano, o organizzavano, gruppi con cui poter giocare.
Gli editori di GdR, come “Wizards of the Coasts” e molti altri, soprattutto in questo particolare periodo, hanno incentivato il gioco di ruolo in via digitale. Sono stati proposti sconti, o addirittura offerte libere, sull’acquisto di manuali di gioco digitali. Alcuni accessori, addirittura, sono stati anche pubblicati gratuitamente.
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