Nel corso della sua carriera e – alle varie interviste a cui a preso parte – Gianna Nannini ha sempre parlato dell’incidente che – quasi – le ha compromesso la carriera. Una fatalità che le ha fatto perdere le dita di una mano, proprio mentre svolgeva la mansione di pasticcera nell’azienda di famiglia.
Un evento che portò a una serie di screzi in famiglia, tanto da allontanarla dai genitori, per poi fuggire a Milano e muovere i primi passi nella musica. Arrivarono momenti in cui una giovanissima Gianna non aveva più rapporti e dialogo con la mamma e il papà.
Come ha raccontato Gianna Nannini, ha iniziato a lavorare – sin da ragazzina – nella pasticceria dei suoi genitori e lei, come altre donne presenti nell’azienda, aveva un salario più basso rispetto agli uomini.
Ecco quello che ha dichiarato in merito:
“Cominciai bambina a lavorare nella pasticceria dei miei genitori, decorando le torte. A 17 anni presi servizio come operaia: guadagnavo 1.740 lire all’ora, come le altre donne, gli uomini ne guadagnavano 2.500.Di questa differenza dei sessi, ne litigavo sempre con il babbo”
Non solo. Parla anche del rapporto col padre che era un uomo molto tradizionale:
“Con lui avevamo una nostra sintonia, ma gli urti erano terribili. Una volta mi vide in minigonna, avevo la calzamaglia sotto. Diede uno schiaffo alla mamma, il primo e l’ultimo della sua vita, prese le forbici e ridusse la gonna a piccole strisce. È da allora che porto solo pantaloni”.
Proprio sul luogo di lavoro, la Nannini perse parte delle dita della mano. Ecco come racconta quella dolorosa esperienza:
“Lasciai nella macchina per i ricciarelli le falangi del medio e dell’anulare della mano sinistra. Finirono nell’impasto dei dolci ma nessuno li mangiò, li ritrovarono il giorno dopo, troppo tardi per riattaccarli alla mano. Cacciai un urlo terribile, la voce roca mi è venuta allora. Poi svenni. Al conservatorio mi bocciarono: al pianoforte le scale venivano un po’ zoppicanti. Ridiedi l’esame con due piccole protesi di plastica e le unghie finte e quindi lo superai”.
L’incidente andò a deteriorare il rapporto con i suoi genitori: dopo il trasferimento a Milano, infatti, non si parlarono per qualche anno.
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