La scorsa domenica è stata la volta del secondo episodio di Fear The Walking Dead, la serie televisiva creata da Robert Kirkman e Dave Erickson che narra dei primi giorni di apocalisse, dell’inizio dell’epidemia che ha sterminato la popolazione e ha fatto si che i morti tornassero a camminare.
A differenza del Pilot, in “So Close, Yet So Far” le cose cominciano a precipitare, l’epidemia prende sempre più piede nella città californiana. Se nel primo episodio ci erano stati presentati i protagonisti e qualche accenno qua e là dei primi violenti attacchi, questa seconda puntata ci apre la strada per vedere un’altra società cadere a picco, lentamente ma rapida al tempo stesso. Lentamente, perché le persone ancora non riescono a comprendere quello che sta succedendo, quello con cui hanno a che fare, le decisioni che dovranno prendere. Rapida, perché come dice Tobias, un ragazzo del liceo in cui lavorano Madison e Travis: “Quando la civilizzazione finisce, finisce in fretta“. Ed è proprio ciò che vediamo: la polizia che non riesce a gestire il caos, il Governo che sembra non voglia – almeno per ora – sbilanciarsi troppo su quello che sta accadendo. Ma, appunto, cosa sta accadendo? È una domanda che ricorre più volte durante i 43 minuti di episodio, una domanda che però non riesce ancora a trovare una risposta. Persino Travis e Madison, che hanno visto con i loro occhi un ragazzo essere investito più volte e più volte rialzarsi, faticano a capacitarsi di quello che sta accedendo intorno a loro. Solo Nick, il figlio della donna, sembra aver finalmente aver preso coscienza della situazione, dopo la lotta contro se stesso, contro ciò che era vero e ciò che non lo era, dell’episodio precedente. Alicia, sua sorella, è ancora all’oscuro di tutto, e presto dovrà rendersi conto di quanto la situazione sia grave, dal momento che il suo ragazzo Matt è uno dei contagiati. Uno dei primi episodi a cui la ragazza è costretta ad assistere è l’omocidio di un suo vicino a causa proprio di uno di questi infetti. Già da qui vediamo le persone fare le proprio scelte: aiutare una persona in pericolo – ma ormai spacciata – mettendo in pericolo se stessi e la propria famiglia, o guardare dall’altra parte? Sembra che Madison stia già facendo i conti con ciò che l’aspetta.
Nel frattempo si apre una storia parallela, in cui vediamo protagonisti l’ex moglie di Travis Liza e Christopher, il figlio (ricordiamo che quest’ultimo ha una relazione con Madison e abita con lei e i suoi figli), alla prese con una vera e propria sommossa cittadina. Le persone non si spiegano perché le autorità stiano sparando a persone innocenti. Pregiudizi? Razzismo? L’ennesimo fuoco aperto senza pensarci troppo? Probabilmente nemmeno le forze dell’ordine non sanno molto su quello che sta accadendo, ma sanno che il pericolo è imminente. Ma cosa fanno realmente per mettere in salvo le persone? Quanto il governo sta provvedendo a risolvere la situazione? Visti così, sembra proprio che i cittadini siano abbandonati a se stessi, al proprio destino. E di fatto sarà così. Uno dei punti forti di Fear è proprio la conoscenza che lo spettatore ha della situazione: supera di molto quella dei personaggi. Tutti sappiamo come andrà a finire, tutti sappiamo che non c’è speranza di salvarsi da quello che sta per scoppiare, tutti sappiamo che queste persone saranno costrette a compire le peggior azioni che si possano immaginare. Eppure, tutto questo “sapere”, non toglie la curiosità di farci scoprire come si evolverà la storia.
Adesso abbiamo due gruppi di personaggi: da un lato la famiglia di Madison, da l’altra quella di Travis. Riusciranno a ritrovarsi, o sarà l’inizio di una vera e proprio odissea?