Alex Garland dirige un thriller psicologico che mette in scena una battaglia di intelligenze dall’esito inquietante.
Caleb viene selezionato tra tutti gli impiegati del grande motore di ricerca per cui lavora: vince un premio, un’occasione imperdibile. Visiterà la dimora quasi mitologica di Nathan, fondatore della società e inventore dell’algoritmo di ricerca.
Ben presto scoprirà che il viaggio premio è molto più di questo: Nathan, nel pieno del suo delirio di onnipotenza, ha creato un’intelligenza artificiale che ha chiamato Ava e che desidera testare per capire se essa è tanto vicina all’uomo da poterne prendere il posto.
Interessante non è tanto il risultato dell’esperimento quanto la strategia messa in atto dal novello Frankenstein per partorire la sua creatura: essa, infatti, tramite il motore di ricerca, ha accesso ad ogni informazione su tutti gli abitanti del pianeta. Fanno bene, dunque, gli uomini a confessare i loro segreti più reconditi ad una macchina dotata di intelligenza?
La tragica conclusione del film sembrerebbe suggerire di no: verrà sconfitto, infatti, il genio desideroso di oltrepassare i propri limiti ma anche l’uomo comune, nel quale il raziocinio convive con scomodi sentimenti. A quest’ultimo, inoltre, spetta il destino più crudele: trascinato con l’inganno in una dimensione attraente quanto terrificante, gli verrà fatto credere ogni giorno di essere speciale, importante. Ma il suo animo buono e il suo talento saranno solo strumenti per uno scienziato pazzo prima e per l’umanoide amata dopo.
Garland, dopo aver disegnato un mondo in cui la tecnologia è più vera della realtà – una visione autentica dei fatti non è mai offerta da ciò che si vede con gli occhi ma dalle immagini che compaiono sullo schermo – e dopo aver rappresentato il suicidio dell’uomo annientato dalle sue stesse creature, opera un cambio di prospettiva: si mette dalla parte delle macchine.
Ormai esseri viventi a tutti gli effetti, le difende dalla violenza di chi le mette al mondo per abusarne e, con una punta di orgoglio, le pone poi sul carro dei vincitori. Finalmente libera dal giogo del padre-padrone, Ava può prendere in mano la sua vita e andare a vedere il mondo.
Ex Machina è un film tradizionale ma attualissimo, avvincente nella sua stasi. Semplice ma non banale la guerra di parole e strategie sottoposta all’attenzione dello spettatore, efficace la riflessione, struggenti i personaggi: lo scienziato letteralmente ubriaco di onnipotenza e ammazzato brutalmente dalle sue figlie, il ragazzo incosciente che poteva essere chiunque di noi ma soprattutto il robot intelligente che, una volta messo al mondo, ha il diritto e una tenace voglia di vivere.