Well then, here we go again.
Nuovo anno, nuovo Dottore.
A circa nove mesi dall’episodio che ci ha fatto dire addio a Matt Smith (e alla Undicesima Incarnazione), Doctor Who torna con “Deep Breath“, una puntata straordinaria che ha soprattutto il compito di introdurre Peter Capaldi nel ruolo della Dodicesima Incarnazione del Dottore più famoso del piccolo schermo.
La mente geniale (e allo stesso tempo perversa) dietro a questa season première è Steven Moffat, screenwriter e produttore esecutivo di questa serie.
Un nome, una conferma, oserei dire.
Moffat, infatti, negli anni ha saputo regalarci alcuni tra i migliori episodi di questo show, come “The Girl in The Fireplace“, “Blink“, il two parter “Silence in The Library“/”Forest of The Dead” e “The Eleventh Hour“.
Le aspettative per quest’episodio erano molte e vi posso già annunciare che la maggior parte di esse sono state accontentate.
Ma non indugio ulteriormente con questi fronzoli e vi lascio con questa mia prima recensione di questo fantastico show.
[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto l’episodio o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]
Un dinosauro apre l’episodio.
Non c’è che dire che subito ho pensato che stessi guardando una replica di “Dinosaurs on a Spaceship“.
C’è voluto ben poco prima che realizzassi che il dinosauro non era in una navicella spaziale ma bensì stava vagando nella Londra vittoriana della nostra adorata “Paternoster Gang”, composta dalla geniale Madame Vastra, dalla sua dolcissima partner nella vita e nel lavoro Jenny e dal loro fidato servitore Strax.
Ma questo era niente.
Nel giro di cinque minuti, Doctor Who avrebbe distrutto completamente quel minimo di sanità che mi era rimasta.
La domanda che vi dovete porre ora non è “Come mai?” ma “Come mai c’è ancora qualcuno sano di mente dopo l’opening?“.
Solo Steven Moffat poteva pensare di far sputare il Tardis ad un dinosauro o di far confondere così tanto la mente di un Time Lord appena rigenerato.
The Doctor: Sleepy?
Strax: Sir?
The Doctor: Bashful. Sneezy. Dopey? Grumpy. {seeing the others} Ohh! You two! The green one. And the not-green one. Or it could be the other way around. Mustn’t judge. Oh, you remember… thingie. The not-me one. The asking questions one. Names aren’t my area.
Clara: Clara!
The Doctor: Well it might be Clara, might not be. There’s a lot to it.
In quest’episodio Clara è il fandom e i suoi dubbi sul Dottore sono gli stessi che abbiamo avuto tutti noi e non posso che complimentarmi con Jenna Coleman per la sua superba recitazione, forse la migliore dell’episodio dopo quella di Peter Capaldi.
Oh, Peter.
Avevo aspettato così a lungo per poter vedere quest’episodio che ora mi fa strano parlare di esso e del nuovo Dottore.
Gli spoiler, le foto dal set, le interviste: tutto mi ha condotto verso questo momento, questa recensione.
E quindi non posso che sottolineare la bravura del signor Capaldi nel vestire i panni di questo Dodicesimo Dottore ombroso e scostante, completamente diverso da ciò che era Matt Smith quando recitava nel ruolo di Eleven.
Io lo reputo un bene perchè sarebbe stato sciocco, da parte di Moffat, cercare un attore che potesse fisicamente e psicologicamente ricordare Matt; per questo apprezzo come questa puntata abbia evidenziato le differenze tra i due interpreti e come abbia sottilmente messo in scena anche le loro somiglianze.
Per il resto cosa c’è da dire?
L’episodio si divide tra momenti super adrenalinici, momenti strappalacrime e momenti un po’ inutili, questi ultimi imputabili soprattutto alla maxi lunghezza dell’episodio (76 minuti).
Ho particolarmente amato la scena nel ristorante e quella seguente quando Clara viene abbandonata perchè è lì che ho realmente concepito la bravura della Coleman e di Capaldi, soprattutto nei momenti in cui la loro alchimia si nota maggiormente.
Ma il vero momento che mi ha fatto urlare come una fangirl impazzita è quando Eleven chiama Clara.
Non fa niente che me l’ero spoilerato perchè la vasta gamma di emozioni che avevo dentro di me ha saputo riempire ogni singola cellula del mio cervello fino a che ogni ricordo di anticipazioni o altro era stato rimpiazzato dall’adorazione platonica che provo per mister Matt Smith.
Purtroppo Moffat però non si è mai fermato davanti a nulla e nel finale ce ne da una dimostrazione regalandoci prima un momento tenerissimo, l’abbraccio tra Clara e Twelve (forse perchè mai mi sarei aspettato un simile contatto visti i precedenti nella puntata) e poi una scena che ci introduce un nuovo personaggio ricorrente, Missy, la quale dice di essere la “fidanzata” del Dottore.
“Il diavolo è nei dettagli” e anche Moffat lo è, quindi aspetterò ulteriori episodi prima di farmi un’idea su questa storyline, che sicuramente avrà ripercussioni fino al doppio season finale “Dark Water“/”Death in Heaven“.