Chi meglio degli empi gemelli Lannister a profanare un luogo sacro con il loro amore profano? Una scena memorabile quella di Jaime che prende Cersei sull’altare della Madre, chiacchieratissima nella sua infedele trasposizione sullo schermo.
“Non ci fu tenerezza nel bacio che lui le restituì, ci fu solamente voracità. La bocca di lei si dischiuse ad accogliere la sua lingua. «No…» disse Cersei quando le labbra di Jaime le scivolarono lungo la gola «non qui. I septon…» «Che gli Estranei se li portino alla dannazione.» Jaime la baciò di nuovo, la baciò in silenzio, fino a farla gemere. Scaraventò a terra le candele, la issò di forza sull’altare della Madre, le alzò le gonne, sollevò la seta che aveva sotto. Cersei tempestò di deboli pugni il suo torace. Gli mormorò dei rischi, dei pericoli, di loro padre, dei septon, della collera degli dei. Jaime non udì una sola parola.” da Il portale delle tenebre, Jaime.
Userò i loro occhi, quelli degli amanti/fratelli, per osservare da vicino la fede nei Sette-che-sono-Uno (i sette dei o nuovi dei, che dir si voglia). Anche perché a entrambi capiterà di confrontarsi personalmente con il Credo.
La fede nei sette è la religione ufficiale del continente occidentale ed è profondamente radicata nella cultura e nel codice morale dei suoi abitanti. Come avviene anche in altre religioni, i sentimenti di cui la divinità dai sette volti è protettrice sono positivi ma si traducono, nella mentalità comune, nella sfrenata tendenza a puntare il dito contro chi, per una ragione o per l’altra, è ritenuto violarli. Non penso ci si sorprenda troppo nel trovare, tra i profanatori del Credo, la maggior parte dei nostri paladini: Jaime e Cersei , naturalmente, ma anche Jon, colpevole soltanto di essere il frutto di un legame extraconiugale.
Essendo una religione di stato, il Credo si impone come istituzione. Ha i suoi luoghi di culto, il suo denaro, i suoi ministri con tanto di gerarchia. Al gradino più basso ci sono i septon e le septa: comuni sacerdoti. Ordini speciali sono, per esempio, quello delle Sorelle del Silenzio, sacerdotesse dello Sconosciuto.
Sappiamo anche di frati che errano per i sette regni cercando di convertire quante più anime possibile e di monaci che trascorrono la vita nel silenzio della contemplazione.
Le alte cariche si riuniscono in un consiglio, quello dei Più Devoti, che ha anche il potere di eleggere l’Alto Septon: l’intermediario più diretto tra l’uomo e i Sette Che-sono-uno.
Come ogni istituzione religiosa che si rispetti, anche quella del Credo è consumata dal cancro della corruzione. Il trono di spade ha bisogno dell’Alto Septon così come l’Alto Septon e i Più Devoti del trono di spade. Da ciò ha origine il continuo scambio di favori: benedizioni, cerimonie pubbliche e prestiti in denaro in cambio di doni materiali ma anche di autorità e di influenza. Pensiamo a quando i Lannister decidono che è più utile che Joffrey sposi Margaery Tyrell piuttosto che Sansa Stark. Rinnegare una promessa significa offendere gli dei ma basta una corona particolarmente pregiata donata da Lord Tywin all’Alto Septon per addolcirli.
Poi ci sono i veri devoti o, meglio, c’erano. Baelor il benedetto, per esempio, che incarcerò sua sorella per non essere tentato dalla sua avvenenza e nominò Alti Septon prima un artigiano che non sapeva né leggere né scrivere e in cui credeva di vedere il Fabbro sceso sulla terra, poi un bambino di otto anni che – pare – facesse miracoli. Dopo di lui, all’epoca dei fatti narrati, assistiamo a ben poche manifestazioni di fervore mistico.
Quasi tutti i protagonisti del romanzo guardano alla fede con distacco e spirito critico. C’è chi le concede il beneficio del dubbio e ancora spera di ricevere un aiuto dall’alto, chi prega abitualmente e per abitudine, ma di certo non vediamo la devozione che è, invece, riservata agli antichi dei, al dio Abissale o al Signore della Luce: religioni circoscritte a un determinato territorio o giovani e per nulla fiaccate dal peso della tradizione.
«È così che mi accogli? Con una brusca gocciolante in mano? Non sai chi sono?” “Vostra grazia è la regina reggente dei sette regni» rispose l’uomo «ma nella Stella a sette punte è scritto che, come gli uomini si inchinano ai loro lord e i lord ai loro re, così i re e le regine devono farlo ai Sette Che-sono-uno.»
Qui sorge il problema dei problemi: dove risiede il vero potere? Nelle armate, nella ricchezza, nell’influenza? E se il più potente è colui il cui raggio di influenza può dirsi il più esteso, è egli il re o piuttosto un dio?
Un’autorità intangibile ha necessariamente la meglio su una fatta di carne ed ossa. Di fronte alle leggi divine e alla loro ostinazione neanche Cersei può nulla ed è costretta, ancora una volta, a concedere. E a concedere potere. Sì perché l’Alto Septon, questa volta, non sembra affamato di ricchezze (le aborrisce, anzi, da buon fanatico): vuole ripristinare l’influenza (=il potere) del Credo nelle dinamiche dei sette regni.
Ed è così che, con una mossa che sul momento crede vincente, la fiera e impulsiva Cersei Lannister ridona vita a ordini religiosi seppelliti da tempo: I Figli del Guerriero e I Nobili Compagni.
Dice tra le risa, descrivendoli alla sua accompagnatrice Lady Merryweather:
«Una sorta di confratelli questuanti, anche se invece di ciotole portavano asce»
Dando la spada alla fede ha potuto ottenere la benedizione di suo figlio, il riconoscimento formale della sua regalità per tenere buoni nobiltà e popolino. Ma quanto pericolosa può rivelarsi una fede armata di spada? Se la prospettiva di Cersei è quella della rappresentante di un’istituzione che si scontra con il membro di un’altra, la riflessione che tocca a Jaime è, come sempre, più intimistica e personale.
«Cugino» esordì Jaime quando si ritrovarono da soli all’interno del tempio «ti sei bevuto il cervello?» «Preferisco dire che ho trovato la fede»
Questo il primo scambio di battute tra lui e Lancel Lannister, il giovane belloccio che ad Approdo del re era persino andato a letto con la regina e che ora, in quelle che dovrebbero essere le sue terre, appare magro, vestito di stracci e ossessionato dal misticismo tanto da preferire dormire con la Madre o con la Fanciulla piuttosto che con sua moglie.
Jaime Lannister è il solito uomo concreto, di quelli che badano alla sostanza, i più lontani da ogni tipo di fanatismo.
«Vuoi unirti a me nella preghiera, Jaime?» «Se prego con la dovuta devozione, il Padre mi concederà una mano nuova?»
Blasfemo come ben gli si addice, ma soltanto perché alle idee preferisce le persone.
«Prega con me, Jaime.» «Se lo faccio, mangerai una scodella di porridge?»
Un uomo che ha perso la ragione, Lancel Lannister: l’ha offerta come vittima sacrificale sull’altare dell’integralismo religioso. Vuole combattere per il Credo, rinunciare al titolo, alla moglie, persino alla vita se sarà necessario.
Intravediamo la causa della sua metamorfosi: il senso di colpa. Abbiamo il quadro di un uomo disperato, che ha perso la fiducia in se stesso e si è rifugiato in un tempio, in una vita che non ha niente di vivo, di concreto, di vero, ma che è tutta al servizio di un’idea.
«Pregherai con me, Jaime?» Jaime Lannister si guardò intorno, osservò gli dei. La Madre, piena di misericordia. Il Padre, dal giudizio severo. Il Guerriero, con una mano sulla spada. Lo Sconosciuto nell’ombra, con il volto semiumano nascosto sotto un mantello con il cappuccio. “Pensavo di essere il Guerriero, credevo che Cersei fosse la Fanciulla… ma in realtà lei è sempre stata lo Sconosciuto, e sottraeva il suo vero volto al mio sguardo.” «Prega tu per me» rispose al cugino «io ho scordato tutte le parole.»
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