Dai manga giapponesi ai comics americani: un viaggio attraverso le nazioni del fumetto

Immagino che in molti abbiate sentito parlare, almeno una volta nella vita, delle varie tipologie di fumetto. Mi riferisco ai manga, ai comics, ai fumetti e alle graphic novel. Lo scopo ultimo di questa varietà di prodotto è identico: mostrare delle storie grafiche, con dialoghi.

Le nazioni che presentano una maggiore cultura e tradizione in questo settore sono quattro: Italia, U.S.A., Francia-Belgio e Giappone. Oggi cercheremo, in breve, di percorrere la strada che mostrerà quanta importanza e considerazione hanno le avventure illustrate nei vari Paesi appena elencati.

Cominciamo dall’Italia. Il Bel Paese ha una tradizione fumettistica che parte da lontano e che è molto variegata. Inizialmente, come spesso accade e data la tipologia del prodotto, il fumetto veniva (e in parte accade ancora così) considerato come un qualcosa di adatto a un pubblico di minori, per bambini. Col tempo le cose hanno cominciato a cambiare fino a rendere alcune testate di culto importanti da leggere. Differenti sono i nomi dei fumetto nostrani che hanno fatto il giro del mondo; ne possiamo citare alcuni: Diabolik delle sorelle Giussani, Corto Maltese di Hugo Pratt (secondo alcuni, il fumetto italiano più conosciuto all’estero), Tex di Bonelli, Dylan Dog di Sclavi, Kriminal, Satanik, Sturmtruppen di Bonvi, ecc… La lista, per fortuna, è davvero ancora lunga.

L’importanza che alcuni fumetti hanno avuto nella vita degli italiani la dice lunga su quanto una parte della popolazione ritenesse inopportuno che storie del genere vedessero la luce e che fossero accessibili a tutti. Per esempio, Diabolik ha avuto molti problemi di questo genere e, inizialmente, le sorelle Giussani firmavano le loro opere solo con il cognome, il nome era punteggiato. Questo accadeva perché si temeva che nessuno, vedendo che le vicende erano sceneggiate da due donne, comprasse il prodotto e che l’Astorina, la casa editrice da loro stesse fondata, potesse chiudere i battenti ancor prima di aprirli). Diabolik è cattivo, Diabolik uccide! L’efferatezza che si vedeva su quelle pagine non era cosa comune. Da nessun’altra parte si potevano leggere storie che mostrassero cose simili.

Per quanto riguarda la sessualità, Crepax e Manara hanno segnato un solco profondo tra i lettori di diverse nazionalità e generazioni. Parliamoci chiaro, senza nulla togliere a come fossero ben disegnate quelle pagine, la parte ben pensante dell’epoca acquistava quei fumetti perché poteva guardare tranquillamente del porno con la scusa che fosse “erotismo d’autore”.

Corto Maltese

L’editoria italiana del fumetto avrà sicuramente visto tempi migliori di questi, ma è anche certo che non ci si può proprio lamentare delle attuali vendite registrate dalla differenti case editrici. La diversità tra oggi e un tempo sta nel fatto che neanche fino a venti anni fa il fumetto non aveva molti rivali per quanto riguardava l’intrattenimento giovanile. Con l’avvento di internet, i videogiochi gratuiti e alla portata di tutti, i film e le serie tv che si possono guardare in un qualsiasi momento della giornata (anche sul cellulare), un calo nelle vendite è da considerare qualcosa di assolutamente normale. La passione per le storie fatte di china (il fumetto italiano è principalmente in bianco e nero per abbattere i costi di stampa), la si può vedere anche grazie alle diverse scuole del settore che nascono nel nostro Paese e dal sempre crescente numero di iscritti. Da questo punto di vista bisognerebbe che alcuni editori, anche quelli più rinomati, aprissero le porte agli autori emergenti per permettere loro di generare nuova linfa vitale fatta di idee fresche e originali, e non: costringerli a lavorare per dei progetti che ormai hanno fatto il loro tempo e che, per forza di cose, sono destinate a estinguersi. Tutto finisce!

L’editoria franco-belga vede, più o meno, le stesse vendite del panorama italiano. I loro fumetti hanno un formato differente da quello che siamo abituati a consumare qui da noi. Il formato francese, infatti, è più ampio e mostra in ogni tavola tre vignette per striscia. Titoli come: Tin Tin, I puffi, Asterix e tanti altri, hanno conquistato il consenso mondiale. Le storie sono concepite in maniera differente da come lo sono in Italia. Le avventure sono autoconclusive, vale a dire che una vicenda ha un inizio e una fine, non si sa se ci sarà un altro numero. Da questo prendono il loro nome: graphic novel (novella grafica, letteralmente).

La diatriba tra Italia e i cugini d’oltralpe su chi abbia in effetti inventato le graphic novel dura da un po’. In molti, e credo abbiano ragione, danno questo primato a noi, grazie a Corto Maltese, anche se non so su cosa si basi tale giudizio dato che, per esempio, Tin Tin è molto più vecchio e venne pubblicato per primo. Forse la differenza sta nel fatto che quest’ultimo usciva, inizialmente, su una rivista, mentre Corto Maltese ha esordito fin da subito come fumetto acquistabile in libreria o in edicola (le fumetterie ancora non esistevano).

Tin Tin

Per quanto riguarda i fumetti made in U.S.A., troviamo i comics. A me non piacciono molto, il formato, intendo. La griglia in cui le storie si sviluppano è libera e spesso confusionaria. Le storie sono molto brevi, poco più di venti pagine a episodio. Ciò, molto spesso, forse troppo, non permette allo sceneggiatore di sviluppare come dovrebbe una trama e le cose, a causa di ciò, avvengono troppo velocemente.

In passato, specie durante la seconda guerra mondiale, questi comics vennero usati come propaganda. Nacque infatti proprio in quel periodo Capitan America. Bisognava che la gente si riconoscesse in un super eroe che salvava chiunque da situazioni difficili e che sconfiggesse il nemico con facilità, forza e astuzia. Il nome del protagonista parlava da solo, era la nazione, ciò che lui rappresentava. Man mano che gli anni passavano e che le guerre cambiavano nome, come l’arrivo della guerra fredda, anche le storie, seguendo quel passo, mutavano. Il pericolo comunista non era altro che l’antagonista del super eroe di turno, solo che, nelle pagine dei comics, assumeva le sembianza di questo o quell’altro nemico.

Anche negli Stati Uniti le vendite si equivalgono con quelle di Italia e Francia-Belgio, nonostante la popolazione di questo Paese sia più del doppio di quella italiana e franco-belga messe insieme. Un albo, per intenderci, vende, più o meno, trecentocinquantamila copie. I loro comics sono conosciuti nel mondo anche grazie al fatto che di questi esistono trasposizioni nei videogiochi, nei film e nei cartoni animati, per non parlare del merchandising.

Captain America

Inarrivabile, da questo punto di vista, è il Giappone. Il Paese nipponico è un mondo a parte. Con i suoi manga, conosciuti in tutto il mondo, il Paese del sol levante ha il primato assoluto e irraggiungibile di milioni di copie vendute per albo. La cultura giapponese è piuttosto chiusa e forse i giapponesi neanche sanno dell’esistenza di fumetti esteri.

In Giappone si scrivono storie su tutto, ma proprio su tutto. I manga sono utilizzati anche per insegnare e far conoscere la sessualità ai ragazzini, bambini, ma in occidente questi volumi sono censurati, non possono essere pubblicati poiché il loro contenuto è considerato pedopornografico.

Ricordate i cartoni animati di Holly e Benji, Mila e Shiro e Tutti in campo con Lotti? Erano cartoni che parlavano di sport. In Giappone i manga sullo sport sono popolarissimi, forse più di quelli pornografici, realtà che si vede sono da quelle parti. Anche loro hanno fatto in modo di sviluppare le storie che nascevano su carta, trasferendole negli anime (i cartoni animati).

Pure il settore di video per adulti attinge molto spesso dalle storie manga e non è affatto raro che le eroine di qualche avventura su carta possano prendere vita in carne e ossa (molta carne e poche ossa), nei porno. Potete trovarne alcuni esempi navigando su internet, vi basterà scrivere nel motore di ricerca di un qualsiasi sito per adulti: Heroine.
Non mancano, e in Italia ne sappiamo qualcosa, cartoni animati e telefilm, questi ultimi un po’ datati, di storie tratte dai manga. Anche i videogiochi fanno la loro parte, dando maggiore popolarità alle vicende stampate sulla carta.

Naruto Manga

Particolarità dei manga è che devono essere letti da destra verso sinistra. Onestamente lo trovo un po’ scomodo e per questo motivo non ne leggo molti. Pure la loro griglia è libera, come quella dei comics americani. Le storie, a differenza di quelle statunitensi, sono molto più lunghe e possono essere raccontate con maggiore attenzione per i dettagli.

Mi auguro che questo breve viaggio attraverso l’universo fumettistico delle quattro nazioni con maggior cultura e storia in quest’ambito vi abbia stuzzicato e vi faccia venir voglia di approfondire il discorso.

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