Il giovane e introverso Jon Snow è il primo bastardo di cui sentiamo parlare, ancora neofiti, sin dalle primissime pagine delle Cronache e/o dai primi momenti di Game of Thrones. Ci chiediamo se ce ne saranno altri, se si tratti di una sorta di ruolo riconosciuto e ricorrente nei Sette Regni… come, che so, quello della moglie o del primogenito.
Jon Snow: What’s my name?
Samwell Tarly: Jon Snow.
Jon Snow: And why is my surname Snow?
Samwell Tarly: … Because you’re a bastard from the North.
Il bastardo. “Chi era costui?” Esiste un identikit di bastardo o magari è soltanto un odioso appellativo usato per insultare il nostro eroe?
Quella dei figli bastardi è una categoria ben definita nei sette regni e molto viva nella sensibilità di chiunque ne abiti le contrade. Nascere bastardi significa crescere nel disprezzo di uomini e divinità. Essere una sorta di scarto, di pericoloso errore. Alla nostra mentalità di uomini moderni (!) appare assurdo considerare un figlio nato al di fuori del matrimonio come una specie di mostro da tenere a bada, da cui è possibile aspettarsi di tutto, ogni genere di stortura.
Di bastardi ne esistono tanti, dunque, e sono spesso pedine fondamentali per il gioco dei troni.
Parliamo, naturalmente, dei bastardi di re e di lord. Un nobile può decidere di ignorare l’esistenza dei propri bastardi e lasciarli a loro stessi, o può scegliere di riconoscerli. Nel secondo dei casi, in genere, si prende cura di loro con una somma che li tenga buoni e sufficientemente lontani dal proprio castello.
Casi di bastardi ammessi nella dimora del proprio padre sono molto rari. Ma, se un nobile riconosce il proprio figlio illegittimo, gli fa dono soprattutto di un cognome: un cognome da bastardo, una sorta di segno distintivo di una condizione di inferiorità, un marchio da portare a vita.
È come se ogni bastardo fosse obbligato ad identificarsi come tale, quasi ad avvertire gli altri su chi hanno di fronte.
Di cognomi ne esistono diversi: ogni bastardo adotta quello del luogo in cui è nato e cioè, in genere, del luogo da cui proviene sua madre.
Flowers sono i bastardi dell’Altopiano, Hill quelli dell’Ovest. Nelle Isole di ferro i bastardi sono chiamati Pyke, nelle Terre dei fiumi Rivers. A Dorne si chiamano Sand, nel Nord Snow. I bastardi della Valle di Arryn sono gli Stone, quelli di Capotempesta gli Storm. Si chiamano Waters, infine, i bastardi di Approdo del re.
Conosciamo qualche bastardo da vicino, spiamone la storia, i pensieri più reconditi.
Un giorno Robb avrebbe ereditato Grande Inverno e, quale protettore del Nord, avrebbe cavalcato alla testa di grandi eserciti. Bran e Rickon, come suoi alfieri, avrebbero governato fortezze nel suo nome. Le sue sorelle Arya e Sansa sarebbero andate spose agli eredi di nobili grandi Case e si sarebbero sposate al Sud, diventando signore di splendidi castelli. Ma quali speranze poteva nutrire un bastardo? Quale sarebbe stato il suo posto nel mondo?
Jon Snow ci viene presentato come figlio illegittimo di Lord Eddard Stark, protettore del Nord e signore di Grande Inverno. È il bastardo che Martin decide di farci conoscere più da vicino: ce ne offre i pensieri e il tormento. Nelle sue parole vediamo riflesso il disagio di un’intera categoria, il senso di inadeguatezza, a volte di inferiorità, la consapevolezza di valere molto poco per la mentalità comune, di non avere un posto nel mondo.
Ma Jon è, per certi versi, un bastardo atipico: suo padre lo tiene con sé, nel suo palazzo, lo fa vivere negli agi – circostanza assai rara – e gli dona affetto, lo fa crescere come un fratello tra fratelli. Tutto ciò, ovviamente, non basta a spegnere l’inquietudine di un giovane troppo sensibile – per natura o per condanna: Jon coltiva la sua consapevolezza di essere un errore fino quasi a mutarla in ossessione.
A rendere il fardello meno sopportabile è indubbiamente la matrigna, Catelyn Tully, che si uniforma alla massa prendendosela non con chi ha violato il vincolo matrimoniale ma con il frutto di tale violazione.
Jon Snow, bastardo del Nord. Eppure Ned Stark lo ha portato con sé di ritorno dalla guerra: sua madre, dunque, più probabilmente era una donna dal Sud. È stato detto che i figli bastardi prendono il cognome dal luogo di provenienza della propria madre perciò il nostro Jon avrebbe dovuto chiamarsi Waters oppure Storm.
Ecco un’altra delle anomalie della sua condizione di bastardo: Lord Stark non rivela mai nulla sulle circostanze della sua nascita ma decide comunque di riconoscerlo, scegliendo per lui il cognome del luogo in cui vive.
Stranezze e misteri hanno sguinzagliato la fantasia dei fan, che hanno elaborato numerose teorie sulle reali origini del ragazzo. Una cosa è certa: Jon Snow è e resterà sempre un bastardo, perché lo è nel profondo. Lo è nella vita che ha fatto, negli sguardi di disprezzo che lo hanno offeso, nella corazza che giorno dopo giorno ha costruito dentro di sé. Fa parte dei diseredati, degli esclusi, dei diversi, di quelli che sono costretti ad essere forti, maturi, profondi.
C’erano volte, non molte ma c’erano, in cui Jon Snow era felice di essere un bastardo.
Un bastardo era costretto a notare le cose, a intuire le verità che si celavano dietro gli sguardi. […]
Maestro Luwin dice che i bastardi crescono più in fretta degli altri ragazzi.
Conosciamo Ellaria come ‘compagna’ di un personaggio importante, di sangue blu. Già questo dovrebbe farci storcere il naso: una bastarda che arriva tanto in alto, madre – tra l’altro – di un’ agguerrita squadra di fanciulle forti e influenti, quelle che a Dorne chiamano “Serpi delle sabbie“(non di tutte, ad essere precisi, ma delle più giovani di loro).
Con Ellaria, la bastarda del Sud, facciamo la conoscenza di un regno dove il matrimonio non è un’istituzione obbligatoria, irrinunciabile se si vuole contare qualcosa, dove una donna può ambire al governo senza bisogno di un uomo accanto, dove una sorella maggiore non è costretta a passare il testimone ai suoi fratellini ma può sperare di diventare regina.
Un regno che finora abbiamo soltanto sentito nominare ma che fa irruzione ad Approdo del re con due rappresentanti assolutamente non convenzionali: bisessuali dichiarati, un nobile e una bastarda neppure legati da vincolo coniugale. Arrivati per portare scompiglio? Per mettere a soqquadro? Sembrerebbe di sì. Di sicuro hanno dato una bella scossa al nostro concetto di bastardo, ai nostri pregiudizi: ci hanno aperto gli occhi su un diverso punto di vista. Più tollerante, più razionale forse ma che, per i più imbrigliati nelle loro convinzioni e nei loro schemi, sarà soltanto più anarchico e “strano”.
Joffrey Baratheon/Lannister (o forse dovremmo dire Waters?), il bastardo più “bastardo” dei sette regni. Figlio non semplicemente di un amore extraconiugale ma di un amore incestuoso: quello tra fratelli gemelli, che ha fatto chiacchierare da Nord alle spiagge di Dorne, che ha fatto scoppiare una guerra.
Joffrey, nella serie TV, ha il sentore di essere un bastardo, in certi momenti ci sembra ne abbia il terrore. Come quando, per esempio, fa uccidere ogni figlio illegittimo di re Robert, persino gli infanti, per evitare che fosse lampante quanto poco gli somigli e quanto i suoi tratti siano, invece, inequivocabilmente Lannister.
Improvvisamente ci accorgiamo che il sadismo più spietato caratterizza almeno due bastardi tra quelli che abbiamo la possibilità di guardare più da vicino: Joffrey e Ramsay Snow/ Bolton, il carnefice di Theon, il creatore di Reek, sul quale, però, non mi soffermerò in questo articolo.
Sarebbero quindi ben due i mostri a insinuarci il sospetto che il senso comune non si sbagli di molto nel disprezzare i bastardi, nel guardarli come creature segnate dall’errore, snaturate, deviate.
A fare da contraltare sembra essere soltanto la sconfinata sensibilità del buon Jon Snow.
A mio parere queste concessioni alla vox populi (= vox dei?) sono delle ulteriori finezze d’autore: molto spesso capita che la vita ci lanci delle suggestioni che ci invitano a fermarci in superficie, a pensare “è vero quel che si dice” o peggio “beh, se si dice, forse è vero“. Sta a noi scendere nel profondo: ricordarci che Joffrey ha due fratelli – bastardi quanto lui – sensibili e buoni, che molti uomini terribili e malati di crudeltà si incontrano anche tra i figli di sangue nobile e puro, che forse Jon Snow è cresciuto bene perché bene è stato educato, in una famiglia che gli ha dato amore e sani principi su cui poggiare la propria crescita. Altre suggestioni, queste, che andrebbero approfondite.
Guardare sotto la scorza: questo l’invito che Martin sembra farci costantemente: prima di giudicare, guardare con attenzione, tutto. Il buono e il cattivo, il sano e il marcio… forse per dimostrarci quanto determinate categorie sfuggano al nostro sguardo non avendo contorni ma confondendosi, sempre, con il proprio opposto.
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